domenica 15 marzo 2015

Selfie introduction di I RACCONTI di BIANCA



Su I racconti di Bianca EdizioniTHOTH
dice KatiaMelis nella dotta prefazione al libro: “…Bianca Mannu pare rivendicare a sé, al suo passato, al presente e al futuro di molte altre donne quel senso di libertà fuori da ruoli precostituiti opprimenti, capaci di appiattire e, poi, soffocare, ogni velleità di essere e di sentirsi essere.”
Dice Maria Rosa Giannalia in una recensione “Le sei donne protagoniste dei racconti scandagliano in profondità la consapevolezza delle rispettive esistenze, in situazioni diverse,  tutte legate dall'angoscia della quotidianità che incalza le loro vite….. Scannerizzando le proprie vite, apparentemente diverse, le sei protagoniste ricercano e trovano il nucleo essenziale del proprio esistere. E fatalmente si accorgono  di nonesistere o meglio di esistere solo in quanto “che cosa” e non in quanto “chi”. 
Dice Florio Frau: “È il linguaggio che evoca e crea. E fa pur sì che le vicende siano fantasmi di luce, vita di parole. E il linguaggio è il mare magnum in cui e con cui vive il nostro essere, si crea, si manifesta. Più si è “bravi “ nel servirsi della propria lingua in ogni fase, più sarà reale, credibile, il nostro esser, linguisticamente, “veri”.
Dice Alessandro Carta (in Gazzetta del Sulcis/Iglesiente): “Due sono gli elementi che emergono in maniera evidente…:la figura della donna sempre dignotosa e compassata; il pieno rispetto della grammatica … e del lettore, che non viene avvinghiato ( negli stereotipi narrativi) ma lasciato libero di godersi una sana lettura”.
Che cosa dico io in veste di autrice?
Questi racconti non sono nati in tempi ravvicinati fra loro e nemmeno in un passato recentissimo. I più antichi hanno quasi trent’anni, i pù recenti tre o quattro anni.E ciò potrebbe essere rilevato esaminando le temperature  linguistiche e gli apporti culturali che vi risultano involti. Sono donne le protagoniste.
Com’è noto, dietro ogni personaggio si nasconde l’autore o l’ autrice col suo vissuto e le sue problematiche, il suo modo di pensarsi vivere e di concepire il mondo: un sostrato più o meno intriso di cultura, di esperienza e di idee che s’impasta, si definisce, si altera, si complica e assume figura entro la logica del meccanismo linguistico aprendosi alla condivisione quale messaggio narrativo.
 Nel mio caso il narrare non insiste sulla scena dell’azione, ma interroga e s’interroga, scavando nelle motivazioni e nella natura dei contraccolpi psicologici e corporali che il vivere procura, e non cerca di confezionar(si) facili consolazioni.
Come autrice sono colpevole del fatto di concedere poco ai meccanismi della narrazione filmica, degli intrecci e dei colpi di scena. Per conseguenza mi permetterò, ribadendo i suggerimenti di chi mi ha esaminato e commentato, di indicare alcune chiavi di lettura.
Il protagonismo dei sei personaggi femminili si sviluppa nell’ambito di un antagonismo col maschile, colto in certe apparenze morbide, recessivo nell’intreccio narrativo. Ma il timbro della virilità autoritaria viene disteso in sottofondo ed è offerto nelle impronte della propria incombenza tramite gli elementi dati come oggettivi  (il mondo così come appare), quasi a mimarne  una condizione apparentemente neutra, entro la quale la protagonista gestisce la propria fondamentale solitudine e un senso di sé ambivalente, incerto, persino faticoso e doloroso. Il dialogo col partner (Altro, come custode del more solito) si sviluppa per lo più come monologo interiore, dunque si svolge  prevalentemente in modo virtuale e persino sommesso, ma, proprio perciò, lucido.
Chi vorrà leggere “I racconti” noterà anche che lo sfondo in cui ha modo di svolgersi l’azione, o la sua rimemorazione, è quello di una coscienza che acquista una certa trasparenza in situazioni in cui può sottrarsi, almeno parzialmente, ai condizionamenti esterni (nel sogno, nella malattia, nello stato di innamoramento, nel lutto, nella delusione amorosa), in quanto "luoghi" nei quali il linguaggio subisce meno la censura del controllo morale, ius patri. Essa ricupera quei messaggi del corpo e della psiche che sono portatori di istanze di verità, parzialmente li traduce in considerazioni lucide o nell’aspirazione ad attingerle, sapendole appena valide “per la comunicazione interna”, ma quasi prive di cittadinanza fuori da quel contesto solitario.
Buona lettura a chi è interessato!



Nessun commento:

Posta un commento